domenica 7 ottobre 2012

Il mito della battaglia di Lepanto


È uno degli episodi storici più citati nel dibattito pubblico, quando si parla di rapporti fra Cristianesimo e Islam. E quasi sempre, va detto, viene citato a vanvera. È la battaglia di Lepanto, il grande scontro navale fra le forze dell'Europa cristiana e quelle dei turchi musulmani che ebbe luogo il 7 ottobre 1571 nelle acque del golfo di Corinto, in Grecia. La retorica cristiana celebrò quella vittoria sugli ottomani come un trionfo epocale, che aveva salvato l'Europa dal pericolo di un'invasione islamica e ne aveva difeso le radici religiose e l'indipendenza. L'entusiasmo che la notizia suscitò nel continente contribuì alla nascita del “mito”, vivo ancora oggi, secondo cui fu uno scontro decisivo per le sorti della cristianità. Ma si tratta, appunto, di retorica. 
Che cosa ha rappresentato in realtà la vittoria di Lepanto?

La battaglia di Lepanto in un dipinto di Andrea Vicentino (Venezia, Palazzo Ducale)

Poco, stando almeno alle conseguenze politiche. La battaglia non fu che un episodio dell'eterno conflitto fra cristiani e musulmani, che sarebbe continuato ancora nei secoli successivi. L'ostilità fra le potenze europee e i turchi ottomani aveva radici lontane, rintracciabili nella stessa epopea delle Crociate, conclusasi ormai da due secoli. Tuttavia, lo “spirito di crociata” continuava ad animare molti monarchi europei, in particolare i re di Spagna, che si consideravano i primi difensori della fede cattolica e individuavano i loro nemici non soltanto negli “infedeli” musulmani, ma anche negli “eretici” protestanti e calvinisti che imperversavano nel continente dopo la Riforma luterana.

Ma l'attrito con i turchi era solo in parte motivato da questioni religiose. Ben più dannosi per gli interessi occidentali erano gli assalti e le scorrerie dei pirati musulmani, che depredavano le flotte e i porti del Mediterraneo rendendo insicure le tradizionali rotte commerciali. Navi ottomane arrivarono a spingersi anche oltre lo stretto di Gibilterra, razziando le coste atlantiche fino al mar Baltico. La Spagna di Filippo II avvertiva con urgenza la necessità di un'azione dura e risolutiva contro i pirati «barbareschi», ma si risolse ad intervenire solo dopo la conquista turca di Cipro, che nel 1570 venne strappata alla repubblica di Venezia. 

Di fronte ad uno smacco strategico così significativo, papa Pio V riuscì a coalizzare attorno a sé una Lega Santa composta, oltre che dalle forze pontificie, da spagnoli e veneziani, con la presenza anche di Genova e altri stati italiani. Il comando fu affidato a don Giovanni d'Austria, fratello naturale di Filippo II.


La vittoria cristiana fu attribuita all'intervento
della Madonna del Rosario
La battaglia segnò una schiacciante vittoria militare della coalizione italo-spagnola, che distrusse buona parte della flotta ottomana di Selim II e liberò migliaia di schiavi cristiani. L'emozione fu grande in tutta Europa e suscitò manifestazioni spontanee di gioia e celebrazioni. Non mancarono gli eccessi: in Spagna furono attuate dure persecuzioni nei confronti dei moriscos, gli islamici battezzati, i quali venivano accusati di non essersi convertiti sinceramente al cattolicesimo e di continuare a professare in segreto la loro fede. La dimensione religiosa della vittoria fu la più enfatizzata: la convinzione che il trionfo fosse stato propiziato dalla Vergine diede nuovo slancio al culto della Madonna del Rosario e diede alla Cristianità la sensazione di essersi liberata da un lungo incubo.

In realtà, la pur netta vittoria militare, col suo significato psicologico di liberazione da un'antica minaccia, non ebbe alcuna conseguenza politica di rilievo. Venezia fu comunque costretta a riconoscere il possesso ottomano dell'isola di Cipro, che pure aveva rappresentato il casus belli. La flotta turca fu rapidamente ricostruita, mentre rimasero di fatto invariati gli assetti territoriali e i rapporti di forza reciproci. Che la battaglia abbia rinsaldato i legami di solidarietà fra le potenze cristiane è vero solo in parte: alla Lega Santa non aderì infatti la Francia, intenzionata a non compromettere le proprie relazioni diplomatiche con il sultano e a non favorire un trionfo della Spagna.

L'unico vero significato della vittoria di Lepanto fu la dimostrazione che i tanto temuti turchi potevano essere battuti e che la loro invincibilità era solo una leggenda. Un risultato simbolico di per sé importante, ma certo molto più modesto rispetto all'immagine di vittoria epocale che la retorica cattolica ha tramandato fino ad oggi, e che offre ancora a tanti commentatori poco avveduti (o in mala fede) un argomento pretestuoso per giustificare le loro posizioni anti-islamiche.

Lepanto fu quello che oggi definiremmo un grande successo d'immagine per l'Europa cristiana, un simbolo da ostentare come risarcimento per lo shock della perdita di Costantinopoli e come riscatto di fronte a un nemico al quale per secoli ci si era sentiti inferiori.

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