Quando
si parla di dominazione spagnola si pensa subito a un periodo di
decadenza e di miseria. Vengono alla mente immagini “manzoniane”
di epidemie di peste, tasse opprimenti, soprusi dei dominatori sulla
povera gente. È un'idea realistica o solo una leggenda? Cos'è stata
davvero per l'Italia la dominazione spagnola?
Carlo V, re di Spagna e imperatore |
Questa
situazione di sottomissione politica alla Spagna si protrasse almeno
fino alla fine del Seicento, quando la crisi dinastica per la
successione al trono di Madrid aprì la strada ad una nuova egemonia
straniera, quella dell'Austria.
Fu
davvero un secolo e mezzo di decadenza e sfruttamento, o ci fu
dell'altro? Indubbiamente le forme del dominio spagnolo in Italia
furono per molti versi opprimenti: il fiscalismo, da sempre
eccessivo, si fece ancora più intollerabile nel Seicento, quando il
peso dei costi delle campagne militari fu scaricato in gran parte sui
possedimenti italiani. La Spagna veniva identificata come il braccio
armato della Chiesa della Controriforma, pronta a negare ogni spazio
di libertà. Dall'esasperazione popolare scaturirono la rivolta di
Masaniello a Napoli nel 1647 e vari altri episodi di sollevazione
popolare, sempre duramente repressi. Le condizioni di vita generali
erano insoddisfacenti, le epidemie frequenti e la ricchezza
concentrata nelle mani di un ceto baronale sempre forte e irrequieto.
La rivolta di Masaniello (Napoli, 1647) |
Ma la
dominazione spagnola non fu solo questo. Una prima revisione della
“leggenda nera” del periodo fu tentata da Benedetto Croce, il
quale accusò la storiografia nazionalista del periodo
risorgimentale (da Vincenzo Cuoco a Francesco De Sanctis) di aver
attribuito alla Spagna delle colpe politiche ed economiche eccessive,
senza riconoscere le conseguenze positive del controllo iberico sulla
penisola. Il dominio spagnolo garantì il consolidamento delle
strutture dello Stato moderno in contrapposizione allo strapotere
destabilizzante dei baroni, favorì una «vita politica nazionale» e
assicurò all'Italia quasi un secolo di pace ininterrotta, mentre il
resto d'Europa continuava a subire i danni di guerre e conflittualità
dalle motivazioni religiose e politiche. A fronte di un gravoso
prelievo fiscale, le popolazioni italiane potevano dunque beneficiare
di una situazione di stabilità e di sicurezza invidiabile per
l'Europa dell'epoca.
Una
certa decadenza economica dell'Italia in effetti ci fu, ma non si
trattò di una conseguenza diretta dell'egemonia spagnola. Fu un
fenomeno più generale, collegato al declino del Mediterraneo come
spazio commerciale a vantaggio delle rotte atlantiche inaugurate
dalla scoperta e dalla colonizzazione del Nuovo Mondo. Gli interessi
e la prosperità delle città mercantili italiane furono compromessi
dallo spostamento a nord dell'asse dei traffici, che avrebbe
arricchito le potenze emergenti dell'Inghilterra e dei Paesi Bassi e
avrebbe finito col danneggiare anche la florida Venezia.
Accusare
la Spagna imperiale di tutte le sventure dell'Italia dell'epoca è
dunque un'esagerazione storiografica, che non tiene conto degli
effetti anche positivi che quel dominio comportò. Con la formula
dell'antispagnolismo si è data spesso una risposta comoda e
convincente alle tante domande sui problemi endemici del Meridione e
sulle ragioni del divario Nord-Sud, ma questa visione piatta e
unidimensionale non permette di capire a fondo la realtà del dominio
spagnolo.
Si ma te ora dici il contrario, e cioè che non ci furono effetti negativi o se ci furono non erano dovuti al dominio spagnolo.....invece gli spagnoli dell'epoca fecero diversi danni
RispondiEliminafossero stati...
Eliminacristo
fossero stati...
Eliminacristo