Federico II di Svevia |
Se c'è
un personaggio eccentrico nella storia dell'Europa medievale, quello
è sicuramente Federico II di Hohenstaufen, re di Germania e di
Sicilia e imperatore del Sacro Romano Impero. Soprannominato “Stupor
Mundi” ("Meraviglia del mondo") per le sue eccezionali qualità, il sovrano svevo fu anche
protagonista della più singolare delle crociate che l'Occidente
cristiano abbia mosso contro l'Oriente musulmano. Nel computo
“ufficiale” delle spedizioni figura generalmente come la Sesta
crociata, ma vari storici hanno preferito indicarla come “la
crociata di Federico”, proprio a sottolinearne il carattere di
unicità.
L'erede
della casata del Barbarossa era stato allevato presso la corte papale
durante il pontificato del grande Innocenzo III, il cui successore,
Onorio III, era molto legato al giovane principe in quanto suo
istitutore. Fin dal 1220, in cambio dell'incoronazione a imperatore,
il papa aveva chiesto a Federico di guidare una spedizione in
soccorso dei cristiani d'Oriente, il cui regno era stato notevolmente
ridotto dalle conquiste di Saladino (la stessa Gerusalemme era caduta
nelle mani dei musulmani nel 1187).
Il sovrano tergiversò, preso
com'era dall'urgenza di consolidare il proprio potere in Sicilia e in
Germania e impegnato nel tentativo di sottomettere anche le città ribelli
dell'Italia settentrionale. La partenza venne di volta in volta
rimandata, provocando il disappunto del pontefice e la delusione dei
franchi di “Outremer”, che avevano bisogno del suo aiuto.
Per
potersi presentare in Oriente vantando titoli di legittimità, il 9
novembre 1225 Federico sposò a Brindisi Jolanda di Brienne, erede
del regno di Gerusalemme, dalla quale ebbe un figlio, Corrado. Come re consorte la sua leadership sulla crociata e sui
nobili di Outremer era fuori discussione ed egli poteva finalmente
partire. Ma chiese ancora una dilazione di due anni, che impedì ad
Onorio, morto nel marzo 1227, di vedere realizzato il proprio desiderio. Il
successore, Gregorio IX, fu molto più severo e risoluto: quando la
spedizione, partita da Brindisi nell'agosto 1227, rientrò
rapidamente ad Otranto a causa di un'epidemia scoppiata a bordo delle
navi, il papa scomunicò Federico II e lo diffidò dal recarsi in
Terrasanta. L'imperatore ignorò l'anatema pontificio e nel 1228
diede finalmente il via alla sua crociata.
Dopo una
sosta a Cipro, nella quale provocò una guerra civile fra i baroni
del regno cipriota nel tentativo di stabilire su di esso la propria
sovranità, a settembre Federico sbarcò ad Acri, capitale del regno
cristiano, dove apprese che papa Gregorio lo aveva nuovamente
scomunicato per essere partito senza essersi riconciliato con la
Chiesa. Un capo crociato scomunicato non si era mai visto in Oriente
e questo spinse molti baroni locali ad un atteggiamento distaccato
nei suoi confronti. Inoltre, era evidente che il sovrano svevo aveva
intenzione di imporsi come autocrate dell'intero Oriente cristiano,
dove tradizionalmente il potere era gestito da tutti i membri della
nobiltà riuniti nell'Alta Corte. L'unico sostegno gli veniva dai
soldati tedeschi e italiani partiti con lui dalla Puglia e
dall'Ordine dei cavalieri teutonici, mentre l'aristocrazia
palestinese e gli ordini militari dei Templari e degli Ospitalieri
gli erano ostili.
Federico II e Malik al-Kamil |
Federico
non era un fanatico religioso. Esperto di teologia e filosofia, era
al contrario molto critico nei confronti del cristianesimo e della
Chiesa di Roma e nutriva un autentico interesse nei confronti della
cultura orientale e della religione islamica. Cresciuto in una
Sicilia cosmopolita e tollerante, conosceva l'arabo, aveva amici
musulmani ed era in buoni rapporti col sultano d'Egitto Malik
al-Kamil, contro il quale in teoria era stata mossa la sua crociata.
E in effetti la guerra non ci fu: i due sovrani evitarono lo
scontro e preferirono trovare un'intesa vantaggiosa per entrambi, firmando il 18 febbraio 1229 un accordo che prevedeva la cessione ai
cristiani di Gerusalemme, Betlemme ed altre città della Galilea, oltre a una pace di dieci anni.
I baroni
del regno furono sconcertati da quel risultato. Trovavano
inammissibile che la Città Santa fosse stata riconquistata senza
colpo ferire e non potevano tollerare che ai musulmani fosse stato
riconosciuto il diritto di continuare a disporre liberamente dei loro
luoghi di culto. Anche per gli islamici il sultano aveva tradito la
fede e in molti abbandonarono la città. Federico si aspettava di
essere celebrato come il trionfatore di quella singolare crociata
pacifica, ma ad Acri l'accoglienza fu fredda e la Chiesa locale
arrivò a lanciare l'interdetto su Gerusalemme se avesse accolto un
sovrano scomunicato.
Il 17
marzo 1229 Federico entrò nella Città Santa in un'atmosfera dimessa
e quasi tetra. Accompagnato da un piccolo seguito di cavalieri
teutonici, di soldati italiani e tedeschi e da due amici vescovi,
unici rappresentanti del clero, l'imperatore attraversò le vie
deserte della città e prese dimora nella sede che era stata degli
Ospitalieri. L'indomani la sparuta compagnia si recò alla chiesa del
Santo Sepolcro per la messa, ma non fu trovato nemmeno un prete.
Allora Federico prese dall'altare la corona reale che vi aveva fatto
collocare e se la pose sul capo proclamandosi re di Gerusalemme in
forza dei diritti di suo figlio Corrado (la moglie Jolanda era morta
infatti già prima della partenza della spedizione). Dopo questa
lugubre cerimonia, l'imperatore visitò i luoghi santi dell'Islam: i cronisti riportano la manifesta ammirazione del sovrano per quella
cultura e le frasi di malcelato disprezzo che pronunciò contro i
cristiani. Un cinismo così ostentato e anticonformista non era
comprensibile per la mentalità di allora, né dai cristiani né dai
musulmani. Già il giorno dopo Federico e il suo seguito lasciarono
la città, sulla quale cadeva l'interdetto della Chiesa.
Gli Stati crociati di "Outremer" nel 1229-1241 |
Rientrato
ad Acri, il sovrano nominò dei suoi rappresentanti, urtando
ulteriormente i sentimenti di autonomia dei baroni locali, e il 1°
maggio si recò al porto per rientrare in Europa. Scelse di partire
all'alba, per non farsi vedere da nessuno, ma molti abitanti di Acri
si accorsero della sua partenza e gli lanciarono contro budella di
animali e sterco, mentre l'imperatore si imbarcava imprecando. La
strana crociata del sovrano più potente del mondo finiva così, nel
disonore e nell'amarezza.
Il
bilancio finale era molto scarso: Gerusalemme era rientrata nelle
mani dei cristiani ma era di fatto indifendibile e il sultano avrebbe
potuto riconquistarla in qualsiasi momento. Il regno cristiano era
stato offeso nelle sue istituzioni e indebolito dalle lotte intestine
provocate da Federico, che avrebbe continuato ad esercitare la sua
influenza deleteria anche negli anni successivi. Lo Stupor Mundi, che
tante imprese gloriose avrebbe compiuto in Europa, lasciava nel
Levante un pessimo ricordo di sé: per quanto affascinato dalla
cultura orientale, Federico rimaneva un sovrano occidentale.
Lui e
l'Oriente non si compresero mai fino in
fondo.
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