In
America la chiamano “Public History” e consiste nel generare e diffondere il sapere
storico presso il pubblico più ampio e variegato possibile, servendosi di qualsiasi medium a disposizione. Non la
storia che si insegna noiosamente a scuola, dunque, non quella specialistica
delle università, nemmeno quella delle ricerche ristrette a pochi
“esperti” autoreferenziali. Il concetto di Public History è
quello di una divulgazione sans frontières della storia, fatta
attraverso i libri, i giornali, le riviste, i siti internet e i blog,
gli ebook, la radio e la tv, ma anche le mostre, i musei, i convegni
aperti a tutti, le manifestazioni pubbliche e qualsiasi altro mezzo
possibile.
Nel
mondo anglosassone è un concetto molto comune e si usa per
distinguere tutto quell'ambito di professioni e attività che
riguardano lo studio della storia al di fuori della ristretta
comunità degli storici in senso classico, quelli che appartengono
cioè alla “Academic History”. Ciò non vuol dire che i due mondi
siano separati e incompatibili. Al contrario, sono due aspetti di una
stessa “missione” realizzata con mezzi differenti. Molte
università americane propongono degli specifici corsi di studio in
Public History ed esiste anche un'associazione nazionale, il National Council on Public History, con sede a Indianapolis, che riunisce le diverse
professionalità impegnate in questo campo.
Dando
un'occhiata a Wikipedia (in inglese, perché in italiano non esiste
nemmeno una pagina corrispondente) si può avere una definizione
sintetica ed efficace di Public History:
«Public
history è un'espressione che descrive un'ampia gamma di attività
svolte da persone a vario titolo formatesi nell'ambito delle
discipline storiche che generalmente lavorano al di fuori
dell'ambiente accademico. La pratica della Public history è radicata
soprattutto in aree come la conservazione dei beni storici, le
scienze archivistiche, la storia orale, la cura dei musei e altre.
L'espressione Public History ha iniziato ad essere usata negli Stati
Uniti e in Canada verso la fine degli anni Settanta e da allora ha
conosciuto una costante crescita nei livelli di professionalità dei
vari addetti. I principali ambienti nei quali il public historian
lavora sono i musei, le dimore storiche, i siti di interesse storico,
i parchi, i luoghi di celebri battaglie, gli archivi, le società di
produzione televisiva e cinematografica e gli enti pubblici.»
Serge
Noiret, dell'Istituto Universitario Europeo, scrive in un suo saggio sull'argomento:
«Il
public historian offre storiografia, crea fonti, costruisce siti per
aumentare la consapevolezza della storia e la permanenza delle memorie collettive al di fuori degli ambienti accademici, anche con
operazioni di divulgazione scientifica e d'insegnamento della storia
al servizio di datori di lavoro pubblici, ma anche privati.»
Oggi
la diffusione del sapere storico può avvenire in modo ancora più
ampio e rapido attraverso le risorse del web, in un'accezione più
estesa e attuale del termine public. Le
possibilità che ha oggi la storia di interessare e coinvolgere il
grande pubblico, uscendo dalle aule universitarie e dai convegni
elitari, sono infinitamente più grandi che in passato. Questo
potrebbe accelerare la diffusione – già in atto – anche in
Italia del concetto di “storia pubblica” o “storia per tutti”,
che non è solo un modo di intendere gli studi storici, ma anche un
ben preciso settore professionale, con tutte le occasioni di lavoro
che potrebbe offrire se fosse adeguatamente valorizzato.