C'è una
città che da almeno cinque secoli rivendica per sé il titolo di
Terza Roma, erede della grandezza imperiale dei Cesari. Si tratta di
Mosca, capitale della Russia e sede di uno dei più importanti
patriarcati della Chiesa ortodossa. Come nasce questo collegamento?
L'idea che l'eredità di Bisanzio fosse stata legittimamente raccolta dai Russi del Principato di Moscovia risale agli inizi del Cinquecento, ossia alcuni decenni dopo la caduta di Costantinopoli. Il sultano ottomano Mehmet II, che aveva conquistato la città il 29 maggio 1453, si attribuì il titolo di imperatore dei Romani, ma il mondo cristiano non lo accettò come tale. L'aquila imperiale, scalzata dalla sua millenaria sede sul Bosforo, cercava una nuova patria e la trovò anni dopo sulle sponde della Moscova.
L'idea che l'eredità di Bisanzio fosse stata legittimamente raccolta dai Russi del Principato di Moscovia risale agli inizi del Cinquecento, ossia alcuni decenni dopo la caduta di Costantinopoli. Il sultano ottomano Mehmet II, che aveva conquistato la città il 29 maggio 1453, si attribuì il titolo di imperatore dei Romani, ma il mondo cristiano non lo accettò come tale. L'aquila imperiale, scalzata dalla sua millenaria sede sul Bosforo, cercava una nuova patria e la trovò anni dopo sulle sponde della Moscova.
Mehmet II entra in Costantinopoli, 29 maggio 1453 |
In
realtà, l'idea che i popoli slavi fossero i continuatori della
civiltà bizantina si era fatta strada già nel corso del Trecento in
area balcanica, quando la capitale bulgara Tarnovo si era fregiata
del titolo di Città dei Cesari alla pari di Costantinopoli. A Bisanzio si doveva l'evangelizzazione dell'Europa dell'Est nel X secolo, motivo per cui l'intero complesso dei popoli slavi gravitava da sempre nell'orbita culturale della compagine bizantina. Di fronte al progressivo assoggettamento della Bulgaria da parte dei turchi, il vescovo bulgaro Cipriano fuggì a Mosca e nel 1381 ne divenne metropolita, trasferendo alla città l'idea di un legame di continuità con la capitale di
Costantino, che ormai aveva perso il suo potere e la sua grandezza
sotto i colpi dell'avanzata ottomana.
Il primo
a rivendicare apertamente il titolo di Terza Roma per la città di
Mosca, nella seconda metà del Quattrocento, fu il principe Ivan III
di Moscovia, che avendo sposato la nipote di Costantino XI, ultimo
imperatore bizantino, si considerava a pieno titolo erede della
dignità imperiale. La pretesa che Mosca fosse la nuova sede
legittima dell'aquila bicipite poggiava anche su motivazioni
religiose: i Russi diventavano i nuovi difensori della fede ortodossa
non solo contro l'Islam ma anche contro il cattolicesimo romano, che
a lungo aveva cercato di sottomettere le chiese orientali al
principio della supremazia del Papato. Mosca ereditava dunque la
stessa funzione spirituale che era stata di Bisanzio e il suo
patriarcato acquisiva grande importanza e prestigio nel mondo
ortodosso, anche se non arrivò mai ad esercitare una potestà
esclusiva come quella del vescovo di Roma sulla chiesa occidentale. A
rafforzare le rivendicazioni di Mosca contribuiva anche il fatto che
la città, al pari di Roma e Costantinopoli, sorgeva su un complesso
di sette colli: il suo destino era dunque inscritto nella sua stessa
origine.
Mosca nel medioevo in un quadro di Apollinarij Vasnecov |
Nel
1510, in un panegirico dedicato a Vasili III, figlio di Ivan III e di
Sofia Paleologa, il principe veniva salutato come erede di Roma e di
Costantinopoli, custode della dignità imperiale e tutore della cristianità
ortodossa. Questa funzione venne ulteriormente rafforzata dal successore Ivan IV il Terribile, che nel 1547 fu il primo sovrano russo ad essere incoronato. Il testo della cerimonia, scritto dal metropolita Macario, si riferiva apertamente alla dottrina della Terza Roma e fu la base sulla quale gli zar fondarono anche in futuro la loro pretesa di essere i continuatori dell'impero romano. L'investitura di Mosca come Terza Roma poteva dirsi
completata.