venerdì 5 aprile 2013

Come riconoscere i fascismi


Nelle fasi di crisi economica e politica nascono spesso nuovi movimenti che si propongono di risolvere in modo drastico i problemi di un paese. C'è però il rischio che dietro l'entusiasmo innovatore e le buone intenzioni di molti si nascondano pulsioni antidemocratiche ed autoritarie, magari inconsapevoli ma non per questo meno allarmanti.

Benito Mussolini e Adolf Hitler
Come si fa a smascherare i cripto-fascismi, a identificare la natura fascista di un qualsiasi movimento politico? Ci viene in aiuto a questo proposito uno scritto di Umberto Eco del 1995, un saggio molto breve nel quale l'intellettuale piemontese delinea le caratteristiche fondamentali di tutti i fascismi, ossia di tutti quei fenomeni che a partire dal modello mussoliniano hanno replicato, in forme e con contenuti diversi, uno stesso sistema identitario e politico. 

Uno schema per riconoscere il fascismo ovunque si annidi, avendone ben presenti le caratteristiche fondamentali, i punti comuni a tutte le concrete incarnazioni che storicamente si sono determinate (il fascismo italiano, il nazismo, il franchismo, il peronismo e molti altri). Possiamo definirlo come un identikit del fascismo nella sua forma astratta, al netto delle varianti storiche.

Eco lo chiama infatti Ur-Fascismo, o “fascismo eterno”, ossia il fascismo nella sua intima essenza. Il prefisso “Ur-” viene dal tedesco ed è utilizzato per indicare la variante primigenia del concetto a cui si accompagna, la sua versione archetipica. Ur-Fascismo è quindi un idealtipo, un insieme di elementi che in numero variabile sono rintracciabili nelle diverse forme di fascismo instaurate in molte parti del mondo nel XX secolo. Perché un movimento si configuri come fascista non è necessario che si presentino tutti questi tratti contemporaneamente: rintracciarne anche uno solo è già sufficiente per metterci in allarme.

Secondo Eco, l'Ur-Fascismo presenta le seguenti caratteristiche fondamentali:

1) Il culto della tradizione. I fascismi si rifanno ad una qualche dimensione mitica di ordine ed equilibrio collocata in un passato remoto e nascosta dal velo di antiche lingue morte. La cultura non è quindi avanzamento del sapere, ma recupero di quel messaggio originario, che può avvenire con l'aiuto di autori e pensatori molto diversi fra loro, in una ricerca di tipo sincretistico.

2) Il rifiuto del modernismo, in quanto negazione della tradizione, ma non rifiuto della tecnologia: i fascismi vanno fieri dei loro progressi tecnologici, ma rigettano ciò che è moderno sul piano delle idee e dei valori. Tutto ciò che l'Illuminismo e le rivoluzioni americana e francese hanno portato sulla scena politica – uguaglianza, diritti umani, razionalismo – vengono considerati degenerazioni. Ad essi si contrappone un forte irrazionalismo.

3) Il culto dell'azione per l'azione e il rifiuto del pensiero critico. L'impulsività, l'istinto, l'azione come atto estetico vengono preferiti alla riflessione, che è un freno alla libertà dello spirito umano e un segnale di tentennamento e di debolezza. Da qui il sospetto e l'avversione verso la cultura e gli intellettuali.

Manifesto di propaganda fascista
4) Il disaccordo come tradimento. Esercitare lo spirito critico porta a operare delle distinzioni, ad assumere posizioni contrastanti, grazie alle quali il pensiero umano cresce e progredisce. L'Ur-Fascismo rifiuta tutto questo e tratta il disaccordo come tradimento, celebrando al contrario l'unità, il pensiero unico, la concordia in seno alla tradizione.

5) La paura del diverso. Proprio in ossequio al principio del pensiero unico e della condanna delle differenze, l'Ur-Fascismo chiama alla lotta contro il diverso, lo straniero, il non-allineato: è razzista per definizione. Ed è esasperando queste paure irrazionali che i fascismi costruiscono il consenso.

6) L'appello alle classi medie frustrate. L'Ur-Fascismo trova terreno fertile nel malessere delle classi pressate da crisi economiche o sconfitte politiche e spaventate dalle rivendicazioni delle classi subalterne. 

7) L'ossessione del complotto. Per dare unità a masse vaste ed eterogenee, l'Ur-Fascismo ricorre allo spauracchio del nemico esterno, appellandosi al nazionalismo e alla xenofobia. Ma il nemico deve essere anche interno, facile da riconoscere e da attaccare.

8) I nemici sono molto forti ma anche molto deboli. L'Ur-Fascismo dà ai suoi seguaci dei nemici da odiare, il che funziona tanto meglio quanto più questi ultimi vengono rappresentati come ricchi, tracotanti, privilegiati. Ma allo stesso tempo devono apparire abbastanza deboli da dare agli adepti l'idea di poterli sconfiggere. Secondo Eco questa ambigua rappresentazione del nemico fa sì che i fascismi siano destinati a perdere sempre le loro guerre in quanto incapaci di valutare obiettivamente le forze del nemico.

9) La vita è guerra permanente, il pacifismo è collusione col nemico. La retorica guerresca è il cuore del pensiero fascista e implica l'esistenza perenne di un nemico da combattere. L'idea che uno scontro risolutivo porti alla vittoria e quindi a una nuova era di pace è, secondo Eco, una delle contraddizioni che i fascismi non hanno mai risolto.

10) L'elitismo di massa. I seguaci devono sentirsi parte di un'élite, di un gruppo eletto che può e deve estendersi all'intera nazione. Allo stesso tempo il leader deve coltivare il senso di debolezza delle masse, che devono continuare a sentire il bisogno di una guida autoritaria. Nella gerarchia così instaurata, il forte domina il debole a lui sottoposto, ma quest'ultimo continua a sentirsi parte di un'élite apparentemente egualitaria.

11) Il culto dell'eroismo. Nell'ideologia ur-fascista tutti sono chiamati a diventare eroi, tutti sono educati per essere i migliori, cosicché l'eccezionale diventa normale. Ad esso è associato il culto della morte, vera e desiderabile ricompensa per una vita straordinaria. In questa impazienza di morire, chiosa l'autore, all'eroe ur-fascista “riesce più di frequente far morire gli altri”.

12) Il machismo. La retorica della guerra e dell'eroismo vengono sublimate nella sfera sessuale: la potenza dominatrice del maschio si esercita nei confronti della donna ma anche di tutti i comportamenti sessuali non conformisti, come l'omosessualità e la castità. L'Ur-Fascismo canalizza le pulsioni guerresche nel sesso e, viceversa, le armi sono vissute come surrogati fallici.

13) Il Populismo qualitativo. Mentre in democrazia le decisioni si prendono a maggioranza e quindi secondo un principio quantitativo, in una realtà ur-fascista il Popolo è rappresentato come un'entità monolitica portatrice di una volontà unica di cui il leader è interprete. In questo modo, privato di ogni potere di delega e di ogni diritto ad una varietà di opinioni, il Popolo non ha peso come quantità, ma come simbolo, come un semplice attributo del capo. In un'epoca dominata da tv e internet, l'Ur-Fascismo può presentare l'opinione di un gruppo di selezionati come “la voce del popolo”. Proprio per questo, l'Ur-Fascismo si oppone alle classi dirigenti al potere delegittimando il Parlamento in quanto non più rappresentativo della “volontà del popolo”.

14) La “neolingua”. L'Ur-Fascismo parla una lingua propria, fatta di parole d'ordine ed epiteti simbolici, di formule e di motti. In questo modo deprime le capacità critiche, offrendo sintesi comode ed efficaci in luogo di ragionamenti faticosi. La neolingua, inoltre, rafforza l'identità collettiva.

In conclusione, Eco scrive: “L'Ur-Fascismo è ancora intorno a noi, talvolta in abiti civili. Sarebbe così confortevole, per noi, se qualcuno si affacciasse sulla scena del mondo e dicesse: "Voglio riaprire Auschwitz, voglio che le camicie nere sfilino ancora in parata sulle piazze italiane!" Ahimè, la vita non è così facile. L'Ur-Fascismo può ancora tornare sotto le spoglie più innocenti. Il nostro dovere è di smascherarlo e di puntare l'indice su ognuna delle sue nuove forme – ogni giorno, in ogni parte del mondo”. 

C'è qualche fenomeno contemporaneo nel quale riconoscete anche uno solo di questi elementi?